mercoledì 29 gennaio 2020

UOMINI E DONNE DI DIO. di Gilberto Gobbi

Scritto da uno psicoterapeuta che da molti  anni si è dedicato a problematiche sessuali di coppia e familiari,
in questo libro Gilberto Gobbi affronta il delicato
tema delle omosessualità nel sacerdozio.
Pubblichiamo di seguito l'Introduzione dell'autore.




IO AI PRETI VOGLIO BENE
di Gilberto Gobbi

Se una persona è gay e cerca il Signore e ha buona volontà, 
chi sono io per giudicarla? Il Catechismo della Chiesa cattolica 
  dice che queste persone non devono essere discriminate ma accolte. 
Papa Francesco

Tutti conosciamo queste famose parole di Papa Francesco. Ognuno le ha ascoltate a modo suo e alla domanda si è dato la sua risposta.
Ora assieme facciamo un esperimento: andiamo in internet su un motore di ricerca e scriviamo « omosessualità e sacerdozio cattolico». I link dedicati a questo argomento sono migliaia e migliaia e, di ora in ora, siti e blog aggiungono materiale sempre
più dettagliato ed « esplosivo ». L'argomento è pruriginoso, scandalistico e quindi mediaticamente appetibile. Vi è modo di constatare come in «rete » ognuno sia libero di scrivere e raccontare tutto e di più, in particolare su questo argomento, che coinvolge aspetti importanti della Chiesa cattolica nelle sue varie articolazioni e, in particolare, persone con uno specifico mandato sacramentale e pastorale: sacerdoti e vescovi.
Sono coinvolti nel fenomeno omosessuale, in modi diversi, sacerdoti di città e di periferia, seminaristi, che decidono per la scelta sacerdotale tra ansie e titubanze, vescovi, responsabili di dicasteri vaticani e cardinali.

A livello mediatico, la presenza dell'omosessualità tra i sacerdoti viene presentata prevalentemente nel suo aspetto «scandalistico», quando un famoso sacerdote decide di fare coming out, o quando un altro viene sorpreso lungo le strade del « sesso a pagamento», o quando un giovane sacerdote di montagna convive con il suo compagno per anni in canonica e poi si unisce in « matrimonio » in una bella isola, come di recente è accaduto nella mia diocesi.
Queste situazioni vengono presentate come se fossero una realtà diffusa, normale, vissuta dalla maggioranza dei sacerdoti. Ma non è così: la maggioranza di essi è fedele alla vocazione e al mandato sacramentale, vive la scelta celibataria con coerenza e in molti casi con santità. Rimane, invece, poco considerata la realtà nascosta dei sacerdoti e consacrati/e che, vivendo con fatica e sofferenza il disagio derivato dalla profonda disarmonia che avvertono nella loro vita, scelgono di intraprendere liberamente vari percorsi di aiuto.
Possono così giungere a una migliore chiarezza circa la propria identità psicosessuale e a integrare meglio la maturità psicoaffettiva. Possono controllare le pulsioni, rinunciare agli atti omosessuali e vivere la castità richiesta dal celibato sacerdotale, riconfermando, con l’aiuto di Dio, la propria scelta vocazionale.
Per alcuni questo non accade e si confermano nel loro orientamento e nella loro scelta omosessuale, altri riscoprono l'originario orientamento eterosessuale, altri intraprendono strade diverse, rimanendo in ricerca.
Tra le pagine del libro incontreremo due sacerdoti, con le loro
storie differenti, il loro cammino, le loro scelte. Prendere in mano la propria storia con verità e profondità vale sempre la pena, perché consente di fare scelte di vera libertà, quali che siano, evitando di condurre una «doppia vita », che è sempre fonte di infelicità, per sé e per gli altri, spesso anche di scandalo.

Negli anni ho seguito in psicoterapia varie persone, uomini e donne, con problematiche omosessuali. Ho anche seguito sacerdoti e religiosi con orientamento omosessuale. Faccio presente che non ho mai «guarito » nessuno, ho solo aiutato a capirsi meglio per scegliere. Nella libertà consapevole.


Alcuni di loro hanno poi deciso per la conferma del celibato sacerdotale e sono dei buoni sacerdoti di Dio e Altri hanno preso strade diverse: c'è chi ha riscoperto l'originale orientamento eterosessuale e si è sposato, qualche altro è ancora alla ricerca di sé.
Ringrazio ognuno di loro della fiducia avuta nei miei confronti e del permesso concessomi di poter scrivere di loro. Oltre ad offrire la competenza professionale, da credente, Dio lo sa, ho pregato e tuttora prego per loro. Io ai preti voglio bene.

Le pagine seguenti sono, pertanto, un approccio alla fenomenologia dell'omosessualità tra i consacrati, vista da un'angolatura particolare, quella psicologica della formazione della personalità. Sintetizzo quanto nel tempo ho pensato, ripensato, rielaborato, sulla problematica omosessuale delle perso-ne consacrate. Come si vedrà, le conclusioni a cui sono arrivato non sono in consonanza con il pensiero oggi dominante. Certamente non troveranno consenso in alcuni ambienti, anche cattolici, ma avranno la condivisione di tante persone di buon senso. Sono annotazioni varie, che tengono conto della realtà della vita delle persone e del modo con cui la affrontano: con i processi psicoaffettivi, i contenuti consci e inconsci, i meccanismi intrapsichici e sociali, i bisogni, gli atteggiamenti, i comportamenti, gli ideali valoriali, che sono stati il fondamento e il percorso della loro formazione personale.
Mentre sotto l'aspetto psicologico dell'omosessualità, o meglio delle omosessualità, vi sono delle caratteristiche comuni tra le persone che vivono questo orientamento, tuttavia vi sono alcune connotazioni che sono proprie dei sacerdoti e religiosi, per la loro specifica funzione sacerdotale e religiosa.


Vi ho riflettuto. Mi sono fatto le mie idee sull'insorgere dell'omosessualità, sul suo mantenimento, sui conflitti interiori, sulle dinamiche degli atteggiamenti, dei comportamenti e del vissuto spirituale di queste persone consacrate. Sempre nel rispetto più profondo delle singole persone e delle loro scelte.
È evidente l'impostazione personalistica di chi scrive, che cerca da tanti anni nella sua professione di coniugare scienza e arte al servizio della persona, cui sempre spetta di fare le proprie scelte.
Nel vissuto sessuale la nostra libertà e responsabilità sono costantemente in gioco, ma è un «gioco » che vale la pena affrontare fino in fondo, con la libertà dello spirito, che anima la ricerca del significato della vita. Circa la comprensione della propria problematica omosessuale da parte dei soggetti stessi, durante il lavoro di psicoterapeuta, mi sono trovato di fronte a situazioni molto varie, che, pur presentando sempre delle implicazioni psicologiche simili, hanno una mutevolezza che fa di ognuno un'individualità, sia nella percezione, sia nei vissuti, sia negli atteggiamenti e comportamenti. Ogni persona è sé stessa e vive sé stessa in modo profondamente diverso, tuttavia vi sono degli aspetti comuni, per cui è possibile una certa generalizzazione. Ritengo che un minimo uso di categorie sia non solo possibile, ma necessario, proprio perché è il nostro pensare a richiederne il loro utilizzo e non sa sviluppare conoscenze senza di esse. Le categorie ci vengono dalle cose, dalla realtà, dal modo con cui noi siamo strutturati, cioè dall'essere uomini. Il rifiutarle è già categorizzare in nome della non-categorizzazione.
So che ciò non trova il consenso di certi perbenisti, anche colleghi psicologi e formatori, che vivono una profonda confusione e contraddizione epistemologica: mentre negano la possibilità di categorizzazione per la problematica omosessuale, la reclamano, invece, per altri ambiti. Così, da una parte rifiutano l’omologazione (ben venga il rifiuto) e proclamano la diversità di ogni persona e dall'altra designano un'identità omosessuale omologata, indiscutibile, immutabile.
Premetto che, nelle brevi considerazioni di queste pagine, non vi è alcun giudizio, né sottinteso né espresso, sui casi individuali (1).

Il primo capitolo presenta la storia di don Federico, un sacerdote che ho seguito in psicoterapia. Il secondo affronta il mistero della sessualità umana e
le sue caratteristiche, mentre il terzo capitolo è dedicato a chiarire alcuni termini chiave in materia di sessualità.
Il quarto indaga i mutamenti nella società e nella Chiesa a partire dalla « rivoluzione » del '68, fino a giungere a riflettere sullo scandalo degli abusi sessuali dei sacerdoti (2).
Il quinto capitolo è dedicato a un ampio excursus sui documenti ufficiali della Chiesa circa il rapporto tra omosessualità e sacerdozio. Il sesto riprende la stessa problematica durante gli anni di Papa Francesco.
Il settimo capitolo riporta la storia di don Davide, un altro sacerdote che ho seguito in un percorso di aiuto psicoterapeutico e introduce l'ottavo e il nono, dedicati ad analizzare in cosa consista l'identità psicosessuale e il percorso verso la maturità psicoaffettiva del sacerdote. Il decimo affronta il dono del celibato e della castità.
La conclusione di questo lavoro è che la coerenza con la Parola costa, è un dono ed è sempre un incontro fecondo dell'uomo con la Grazia del Signore.

NOTE

1) Le persone, protagoniste delle pagine successive, sono reali. In ottemperanza della privacy sono stati cambiati i nomi e modificate alcune circostanze, ma il contenuto è rimasto integro. Vi è stato l'esplicito permesso di scrivere di loro. Ringrazio ancora tutti di cuore.

2) Mentre sto rivedendo il manoscritto, vengo confermato nelle analisi e nei contenuti in esso espressi da un lungo articolo del Papa emerito Benedetto XVI, pubblicato sul « Corriere della Sera» dell’11 aprile 2019, con il titolo “La Chiesa e lo scandalo degli abusi sessuali” (apparso in versione integrale sul mensile Klerusbatt). E un'analisi approfondita e impietosa su come è nato e si è diffuso questo crimine anche nel mondo ecclesiastico.