martedì 24 dicembre 2013

IL CITTADINO E' IL CONVOCATO di Giancarlo Ricci


Dal testo "L'atto e la storia" di G. Ricci pubblichiamo alcuni passi.


La nostra sembra  una civiltà che assume e rappresenta il proprio sintomo senza alcun sforzo effettivo rivolto ad articolare e a intendere. Si precipita a porre rimedio, dimenticando che è necessario un “tempo per comprendere” e un “momento per concludere”. L’impressione è che il concetto stesso di temporalità si sia ingarbugliato. In effetti a forza di definirsi post (postmoderno, post-industriale, post-umano…), i sottili fili del passato, del presente e del futuro si sono aggrovigliati.
Le logiche scientiste della promessa, gli anacronismi della vita quotidiana, il passatismo museografico della cultura e molti altri “contrattempi” della contemporaneità, hanno reso cieca ogni prospettiva di civiltà. Di fronte a questa cecità acefala le parole di Bergoglio risuonano come una vera e propria politica della civiltà: «Ognuno di noi deve recuperare sempre più concretamente la propria identità personale come cittadino, ma orientato al bene comune». E ancora di più in quanto: «Etimologicamente, cittadino viene dal latino citatorium. Il cittadino è il convocato, il chiamato al bene comune, convocato perché si associ in vista del bene comune. […] Per formare comunità ciascuno ha un munus, un ufficio, un compito, un obbligo, un farsi, un impegnarsi, un dedicarsi agli altri. Queste categorie, che ci vengono dal patrimonio storico-culturale, sono cadute in oblio, oscurate di fronte all’impellente spinta dell’individualismo consumistico che unicamente chiede, esige, domanda, critica, moraleggia e, incentrato su se stesso, non aggrega, non scommette, non rischia, non si mette in gioco per gli altri».
Davvero singolari queste considerazioni di Bergoglio quando ancora era vescovo di Buenos Aires. Il suo invito ai cittadini a “formare comunità” procede in un movimento che punta a resistere a quello che normalmente accade nelle società avanzate, cioè il disgregamento dei legami proporzionale all’individualismo narcisistico. Quest’ultimo pretende sempre di più: «Chiede, esige, domanda, critica, moraleggia […], non aggrega, non scommette, non rischia», commenta Bergoglio.